Belfagor di Ercole Luigi Morselli
Ercole
Luigi Morselli è un autore italiano del Novecento poco conosciuto, ma grazie al
ritrovamento delle sue carte autografe conservate alla Biblioteca Oliveriana di
Pesaro ha avuto vita un volume a lui dedicato scritto da Vasili Bartoloni Meli
e Lucia Ferrati nel 1993.
Il
testo è estratto dalla mia tesi di laurea “Ercole Luigi Morselli tra scrittura
ed esercizio grafico” e si focalizza sull’ultimo periodo di vita del Morselli
ovvero durante la composizione di Belfagor.
Belfagor
di Ercole Luigi Morselli
Nel
dicembre 1917 la famiglia Morselli sta attraversando un periodo di miseria
dovuto alle difficoltà economiche.
L’attore
Gualtiero Tumiati, capitato a Genova per recitare, prega Luigi di scrivere una
commedia e gli anticipa un po’ di denaro. Morselli in pochissimi giorni scrive Belfagor, arcidiavoleria in quattro atti.
Il
soggetto della commedia di Morselli mette in scena la vicenda del diavolo Belfagor, inviato in un piccolo borgo
del litorale toscano a far esperienza delle faccende umane attraverso il
matrimonio.
Sua
moglie Bianca racconta che mentre stava finendo di scrivere il III atto, Luigi comincia
a sentire fenomeni di fortissimo esaurimento tanto da annebbiarglisi le idee e
non poter continuare.
Nonostante
la stanchezza e la fatica, egli porta a termine il lavoro per cui aveva preso
un anticipo di 200 lire da Tumiati.
Tumiati
non sembra persuaso dal lavoro e lo sconforto per l’ennesima delusione
favorisce, già nel provato organismo del poeta, il risorgere di un vecchio asma
bronchiale che provoca attacchi notturni talmente violenti da far temere più
volte Bianca per la fine del marito.
Fortuna
vuole che Tumiati ci ripensi, si convinca a mettere in scena Belfagor e addirittura decide di fissare
luogo e data della prima rappresentazione: Milano, Teatro dei Filodrammatici,
14 febbraio 1919.
Morselli,
insieme a Bianca e la figlia Liana, decide di seguire la compagnia nel
capoluogo lombardo ma la prima viene rimandata per problemi tecnici.
Tumiati
molto preoccupato per la salute dell’amico approfitta della forzata pausa per
distoglierlo dall’insano proposito di seguire la compagnia in tutta la tournée
e prende la decisione di abbandonare il progetto.
Nell’aprile
1919 Claudio Guastalla incontra il drammaturgo e decide di collaborare con lui
per ricavare un libretto dall’opera.
Nel
novembre 1919 Ottorino Respighi riceve dall’editore di Ricordi, Carlo Clausetti,
l’incarico di comporre l’opera Belfagor
su libretto di Guastalla.
Nell’autunno
dello stesso anno, Guastalla informa Respighi:
«Belfagor non va, ma proprio per niente.
Manca la personalità del protagonista.
Morselli
ha dovuto autorizzarmi a fare un secondo atto per dare spessore a quel
diavolone
che è a mille miglia da ogni astuzia diabolica ed è persino un grande imbecille».
Il
lavoro di composizione dura due anni e Morselli nel frattempo muore.
Il
6 giugno 1922 Respighi annuncia finalmente al suo editore di aver ultimato il Belfagor.
L’opera
musicale è composta da un prologo, due atti e un epilogo (originalmente quattro
atti nel Morselli) e prevista per la direzione del maestro Toscanini.
La
trama del libretto ripercorre alquanto fedelmente quella della commedia di
Morselli e se sono presenti alcuni cambiamenti, anche nella maniera di
descrivere i personaggi, ciò che colpisce immediatamente il lettore e
l’ascoltatore è la maniera in cui costoro si esprimono.
Respighi
dedica l’opera a Morselli, già morto da qualche anno e il cast della prima musicale
tenutasi alla Scala di Milano il 26 aprile 1923 comprende: Mariano Stabile
(Belfagor), Margaret Sheridan (Candida), Francesco Merli (Baldo) e Toscanini,
inizialmente previsto cede il posto al maestro Antonio Guarnieri.
Il
diavolo vestito da ricco mercante (baritono) e il padre della bella Candida,
Mirocleto (basso) svolgono i ruoli grotteschi, tipici dei 'perdenti';
Candida(soprano) e il suo innamorato Baldo (tenore) incarnano le leggi
vincitrici dell’amore con una delicata e quasi canzonettistica metodicità.
Tra
gli effetti più riusciti, nella realizzazione musicale della vicenda, sta il
concerto di campane che segna la definitiva sconfitta del diavolo.
Guastalla
in seguito afferma:
«Quel
periodo del Belfagor a Milano fu certamente
uno dei peggiori della nostra vita di autori, ma l’accoglienza del pubblico,
così spontanea e festosa e la conoscenza che l’opera fosse cosa degna e viva ci
consolarono di tante amarezze».
Filippo
Tommaso Marinetti sulle pagine del Popolo d’Italia, definisce il Belfagor un’opera futurista.
Walter
Zidaric oggi afferma che Guastalla, influenzato dalla poesia d’annunziana,
travisò il tono sostanzialmente leggero e parodico del messaggio morselliano e,
nel suo libretto, finì col compromettere l’unità stilistica necessaria che
avrebbe potuto consentire a questo lavoro di riallacciarsi alla tradizione
dell’opera buffa italiana.
Il Belfagor viene pubblicato postumo
dall’editore Treves nel 1930 e viene portato per la prima volta sulla scena al
Teatro Valle di Roma il 19 maggio 1933 dalla compagnia Kiki Palmer.
Gli
attori della prima furono: Filippo Scelzo (Belfagor), Camillo Pilotto
(Mirocleto), G. Falcini (Olimpia), Kiki Palmer (Candida), B.L.Scelzo (Fidelia),
N.G.Cervi (Maddalena) e Gino Cervi (Baldo).
Ermanno
Contini sul Il Messaggero del 20
aprile scrive:
«Spettacolo
ammirevole per fasto e per fantasia, per varietà di colori e di toni: un sapore
fiabesco e paesano, ad un tempo, ricco di quella
ingenua malizia che è propria delle
favole popolaresche e che seduce per la pittoresca,
semplice vivacità dell’immaginazione […]
Il
successo fu caldo vibrante, unanime: cinque chiamate al primo atto, sei al
secondo,
sette
al terzo, sei al quarto».
Contini continua sul Il Messaggero:
«Vicenda
come si vede gustosamente satirica la quale, calcando le orme di tutta la
nostra novellistica dal tre al cinquecento, si svolge su un tono tra scettico e
boccaccesco, argutamente e grassamente ridanciano, il quale porta all’amena
conclusione che con le donne non ce la può neppure il diavolo uscente dalle
loro grinfie 'cornuto e marziato' peggio di un povero mortale».
Il
Belfagor, dopo le repliche al Valle,
è rappresentato al Politeama di Napoli, a La Pergola di Firenze e all’Arena
Lido di Pesaro e come in precedenza altri lavori morselliani, è stato presto
dimenticato e tolto dal repertorio del teatro italiano di fantasia.
Bibliografia:
VASILI
BARTOLONI MELI, LUCIA FERRATI, Ercole
Luigi Morselli. Vita e Opera. La nuova Italia, Firenze 1993.
WALTER
ZIDARIC, Belfagor di Claudio Guastalla e
Ottorino Respighi: la vena comica e nazionalistica nel melodramma italiano del
primo ‘900, «Chroniques italiennes», III, 2006.
Il Messaggero
del 20.04.1933, Biblioteca Oliveriana, Fondo Morselli, Op. c. 19, fasc. 5,
n.19.
Samanta Casali